Libero arbitrio (ma anche no) |3

Previously on “Libero arbitrio (ma anche no)”

  • escher_relativityDal punto di vista relativo al soggetto il reale appare casuale, mentre in senso assoluto è causale (o necessario, dipendente da leggi – anche quando non valide in assoluto ma solo in porzioni di esso o entro certe soglie – e indipendentemente dalla conoscenza delle stesse leggi che lo regolano);
  • il processo di possibilizzazione è il risultato di una “interpretazione” (soggettiva) del reale, ed è questo a caricarlo di senso, ergo;
  • ciascuna possibilità è polarizzata;
  • scelta (ergo, non-scelta) per la possibilità maggiormente polarizzata (carica di senso).

E, dulcis in fundo: (a) ordino “individualmente” la realtà in un campo di possibilità; (b) analizzo “soggettivamente” le conseguenze ipotetiche relative ai campi di possibilità ordinati; (c) rimpasto l’analisi soggettiva in un loop…

… che viene spezzato dal tempo: il dinamismo del divenire, il farsi dell’essere costituente la realtà costringe alla scelta, al fare o al non fare, modula l’azione e l’inazione in virtù di un principio “di soglia” (una sorta di “good enough”, emerge “più senso” in una direzione anziché in un’altra) all’interno di determinate “porzioni” di realtà.

Perciò, di nuovo: non “più ragione” (oggettiva), ma “più senso” (soggettivo). E ancora: è lecito ammettere che la scelta sia autodeterminata, ergo sentita come libera, quando non direttamente eterodeterminata (vincolata da fattori esterni, tipo avere una pistola alla testa per capirci), ma tale sentore di libertà (che, ingenuamente, ci fa appunto sentire liberi) non implica una libertà intesa come incondizionata (puramente o direttamente razionale), ma una libertà del soggetto come espressione di soglie in divenire caratterizzanti l’individuo (costruite attraverso la sua storia personale, ergo sociale, genetica compresa).

Questo è il punto in cui dall’individuale occorre passare a quello che Simondon definiva transindividuale, ovvero la porzione di realtà che, senza troppo entrare nei meandri del pensiero del francese, abbiamo poc’anzi definito “sociale”.

Se quello descritto nei primi due episodi può descrivere il “funzionamento” (o meglio, una parte del) dell’individuo/soggetto, quali sono le implicazioni a livello etico, politico ed economico? Solitamente qui il pensiero s’arena nelle sabbie della responsabilità (se in ultima istanza “non scelgo” ma “sono scelto”, che senso ha che io sia punito per?) o s’infrange contro lo scoglio dell’impotenza (se in ultima istanza “non scelgo” ma “sono scelto”, che senso ha che io mi dia da fare per?) che di fatto sono due facce della medesima moneta: quella fiat.

E qui penserete che ci siamo rinconglioniti saltando di palo in fregna, ma non è così… Poco senso ha seguire un’etica che s’insabbia e infrange su argomentazione puerili, molto più sensato è aprire il campo alla politica e all’economia.  Si è citata la moneta fiat come esempio di qualcosa creato dal nulla, semplice atto di volontà “pura”, così come è intesa da molti ciascuna azione umana: un atto di volontà “puro”, non condizionato dal sostrato dell’essere umano, un atto di razionalità sopra l’animalità. Agire non è mai un atto puramente razionale, e anche quando è un atto ragionato (cioè poco o tanto sempre) è sempre e comunque condizionato dal sostrato intimo di ciascun essere: la razionalità è animalità. La moneta fiat è solo un aspetto di una società fiat, di un sistema che, da buon totalitarismo perfetto, crea leggi in base ad atti di volontà “puri” di una maggioranza parlamentare della tanto amata democrazia, rappresentativa o meno poco importa.

Se questo tipo di società, fondato sui valori della democrazia occidentale (che dall’oggi al domani può imporre quel che gli pare – davvero, fate uno più uno: può legalizzare o proibire quel che gli pare – in virtù di una maggioranza parlamentare) e basato su una moneta imposta (che dall’oggi al domani può essere creata o distrutta, modificata nella forma e nella materia, controllata e manipolata nel valore) rispecchia in maniera cristallina quel che è il senso comune rispetto al tema dell’umano agire, quale tipo di organizzazione sociale potrebbe rispecchiare invece le suggestioni di cui sopra su un umano agire frutto di quella che potremo chiamare “emergenza del comportamento”?

Ci azzecca qualche cosa il tema della “selezione culturale” e della “Legge” tanto cara al pensiero libertario? O il buon vecchio Nietzsche ancora una volta ci aveva visto lungo Queste ed altre mirabolanti storie vi aspettano nel prossimo episodio de “Libero arbitrio (ma anche no)”…

Questa serie è squisitamente filosofica, dove non si fa accenno alle cripto, fatevene una ragione. Per placare la vostra criptosete potete abbeverarvi alle voci cosacomedoveperchéquando e quanto?

Leave a comment